sabato 6 settembre 2014

Nobiltà e Palazzo Oisillon - Il sistema del Patronage

Il sistema del Patronage
di Rory Naismith

Il potere della nobiltà


In Bretonnia il potere politico è concentrato nelle mani della nobiltà; un vasto corpo si aristocratici spesso decadenti che dominano il paesaggio del regno. Virtualmente l'intero paese è sotto la guida di un nobile o un altro, eccetto alcune città e le poche regioni sotto giurisdizione clericale.
Il potere aristocratico in Bretonnia deriva da una cosa sola: la terra. Coloro che possiedono la terra hanno il potere, e dal momento che è la nobiltà a possedere ancora la maggior parte della terra, costituisce il più importante gruppo del paese.
Ai tempi della prima conquista e insediamento in Bretonnia circa 1500 anni fa, i re dovettero fondare la loro autorità mettendo grandi guerrieri e magnati in carica nei territori appena conquistati. Questi governatori dovevano essere tosti e sicuri di sé per poter proteggere i popolani dai molti nemici che continuavano a strisciare negli angoli più tenebrosi del paese. Gli ordini minori, sia i popolani che gli altri nobili, fecero giuramento di fedeltà e servizio ai signori locali in cambio della loro protezione. Da questo costume sorse il sistema feudale e, infine, il moderno Patronage.

All'inizio i governatori regionali tenevano il potere direttamente dal Re, ma negli anni i titoli e le reggenze divennero ereditari ed, eventualmente, più o meno indipendenti dall'influenza regia. Per molto tempo (da circa 1300 anni fa a circa 300 anni fa) la nobiltà regionale regnava incontrastata nei propri domini, con molti grandi gruppi famigliari moderni come i De Semblancy che acquisirono rilevanza in questo periodo. A partire da circa l'anno 2100 C.I., comunque, la corona iniziò a reclamare per sé molto del loro potere nelle province utilizzando la persuasione e l'intrigo tanto quanto il freddo acciaio per dominare i recalcitranti ducati e contee. Il lento processo di restaurazione del potere regio era lontano dal suo completamento, con la nobiltà che continuava ad essere estremamente ricca e importante, allo stesso tempo restavano parecchio volenterosi nell'intraprendere azioni contro la corona, sebbene l'aperta disobbedienza fosse rara. In generale Charles III de la Tête d'Or è lontano dall'avere un grande potere sulla sua terra e sulla nobiltà, rispetto ad esempio a quello che l'Imperatore ha sull'Impero, e di solito conta sui nobili da portare alla sua causa, solo se sperano di guadagnare favore reale. È attraverso i nobili che Charles può radunare eserciti e raccogliere molte delle sue tasse dalle province: qui il potere regio non è ancora abbastanza radicato da sorpassare i loro antichi privilegi.
A Bretonnia ci sono più di mille famiglie nobili, una gamma enorme di ricchezze e potere dai più impoveriti dei cavalieri aggrappati disperatamente alle loro decadenti proprietà, fino agli abbondanti e opulenti magnati, capi delle più grandi famiglie del paese come ad esempio i De Semblancy ed i Capucinet. Nel mezzo stanno molti diversi gradi di nobiltà regolati dai titoli di Duca, Conte, Visconte e similari, dando un'idea generale di posizione aristocratica. Tanto per rendere la questione un po' più complicata, molti dei più grandi nobili reggono più di un titolo e di una proprietà; alcuni dei più importanti dovrebbero tenere una dozzina di titoli che offriranno ai parenti come favore.

I gradi più elevati del clero sono anch'essi sotto dominio dei nobili, è comune per i figli più giovani di un nobile entrare in uno dei vari sacerdozi mentre all'erede resta il controllo delle terre ancestrali; in questo modo enormi blocchi di potere che vanno dalla sfera spirituale a quella materiale vengono costituiti dalle avide casate. In particolare i Cardinali sono quasi sempre di discendenza nobile; le loro preoccupazioni sono troppo spesso più politiche che teologiche, ma soltanto questi possono meritare abbastanza denaro e supporto da essere in grado a vincere le "elezioni" per queste influenti cariche. Forse l'esempio più calzante di questa duratura tradizione è Henri Armagnac Dumourieux, Cardinale della Chiesa di Shallya, Primo Miniastro e attualmente l'uomo più potente di Bretonnia dopo il Re.

L'Organizzazione della nobiltà

Patronage: Il Patronage non è un concetto nuovo tra la nobiltà bretoniana. In un modo o nell'altro esiste da almeno 1500 anni, ed è sorto dal sistema istituito dai primissimi sovrani al fine di mantenere una parvenza di ordine nella turbolenta società del periodo. Comunque uno dei maggiori cambiamenti ha avuto lungo nel corso degli ultimi trecento anni, il potere e il prestigio della monarchia sono cresciuti. Adesso i più grandi nobili combattono per il favore della Corona così come gli uni contro gli altri.
Il Patronage essenzialmente consiste in nobili di basso rango (clienti) che accettano di servire una famiglia nobiliare superiore. In cambio del loro supporto militare e politico, la famiglia più grande (patrona) concede favori e protezione ai propri clienti, che possono avere la forma di denaro, terre, ruoli di governo, prestigio a corte o un matrimonio vantaggioso. I termini patrono e cliente sono usato raramente in pubblico, poiché riferirsi direttamente a qualcuno come vassallo di qualcun'altro è un affronto all'orgoglio che esiste in tutti i livelli della società bretoniana. Comunque l'interno sistema è nella maggior parte dei casi tacito, basato su legami di sangue e onore (i giuramenti sono tenuti in serissima considerazione dai bretoniani, e accusare qualcuno di rompere una promessa è fonte di profondo oltraggio). In ogni caso i documenti che stipulano accordi stanno diventando più comuni col lento crescere della classe burocratica. Le importanti transazioni terriere, i matrimoni e altri affari oggi vengono di norma affidati a uno scritto sigillato da numerosi testimoni, ma molti dei nobili più tradizionalisti (che, dato il conservatorismo di Bretonnia sono in maggioranza) preferiscono ancora il "tocco personale" e il grande senso di controllo offerto da una promessa verbale diretta. I popolano, che sono perlopiù illetterati, hanno paura e timore reverenziale nei confronti delle scartoffie, viste come un altro trucco dei nobili e dei proprietari territori per dare il meglio di sé; malgrado questo, ogni volta un contadino è forzato in un qualsiasi accordo importante, se possibile otterrà sempre una registrazione scritta delle condizioni per accrescere la propria posizione tra i vicini, non importa il fatto che soltanto molto raramente sa qualche cosa riguardo a cosa dice il documento.

Il Patronage e la guerra: La natura del Patronage dice che quando il guanto è stato lanciato e le grandi famiglie scendono in campo, il conflitto si estende lontano oltre i propri parenti e terre, trascinandosi in vaste porzioni di territorio lungo Bretonnia diventando una sanguinosa guerra civile, a volte col Re che non ha virtualmente alcun controllo sulla questione. Nel passato le grandi armate ducali vagavano bruciando e razziando impunite, mentre i regnanti erano appena in grado di raccogliere gli uomini per presidiare i loro castelli contro i razziatori. La situazione per la corona a un certo punto lungo i secoli migliorò, ma sebbene Charles II de la Dure provò a mette in pratica una risoluzione non militare per placare la lite (solo per pre
servare le risorse militari per le sue personali campagne all'estero), altri re prima di lui assunsero una posizione più accomodante che permise agli aristocratici dominanti di spendere queste energie in faide gli uni contro gli altri e non contro la corona. Ci sono dozzine di regioni in tutta la nazione che sono state devastate da queste "petites guerres", e in una di queste famose lotte nel 2379 C.I. la città di Quenelles fu rasa al suolo dal fuoco quasi interamente durante le rivolte causate dai nobili in lizza per il potere.
Il Patronage più costruttivo è una rete di nobili e di loro dipendenti che forniscono l'ossatura delle forze militari e delle spedizioni del Re. Gli stendardi della nobiltà formano la spina dorsale dello schieramento bretoniano, col Re che ancora gode l'antico diritto di ordinare alla nobiltà di assisterlo durante la guerra portando i loro seguiti sul campo a suo nome. Comunque, se una campagna appare particolarmente ardua, i nobili chiederanno un qualche tipo di favore extra dal Re in cambio dell'impegno del grosso delle loro forze. Ciò potrebbe essere l'esenzione dalle tasse per quell'anno, o forse il controllo su tutto ciò che conquista in seguito alla campagna.

Apprentissage: I nobili bretoniani sono introdotti al sistema del Patronage fin da tenera età. I figli, e in particolare gli eredi, vengono di norma spediti nelle famiglie dei patroni per l'apprentissage nelle arti della guerra e della vita elegante; cioè a cacciare, lottare, giocare, bere e gozzovigliare, tra le altre seducenti attività. Un'altra ragione per l'apprentissage è quella di instillare il rispetto e la lealtà verso il patrono (dato l'immenso valore che i bretoniani ripongono nella tradizione e nella continuità), che spesso conta di più di quella dovuta al Re, ma pochi nobili immaginano questa eventualità, così non hanno problemi nel servire sia il Re che il patrono in maniera diligente. Negli anni recenti sono sorte alcune situazioni nelle quali questi due sistemi ideali sono entrati in conflitto, e se lo facessero i fondamenti basilari della società bretoniana sarebbero scossi nelle loro fondamenta. Una crisi del genere nacque durante l'Affare della Vergine Solitaria, sulla disputa riguardo l'eredità di Jeanne de Beaumanoir nel 2234 C.I., che portò all'aperta ribellione contro il Re l'allora potente famiglia Mignon, facendo nascere una lunga e aspra guerra civile lungo la Bretonnia orientale. Bourgon reca ancora le cicatrici di tale conflitto, e le terre di Beaumanoir sono tutt'oggi motivo di costernazione.

Le classi inferiori e il patronage: Non soltanto la nobiltà partecipa ai benefici e alle insidie del sistema del patronage. I vassalli di ciascun membro di una rete clientelare se ne concedono una versione in scala inferiore. Per esempio i contadini sulla terra di un signorotto si aspetteranno i favori e il supporto dal proprio proprietario terriero, che in cambio riceverà aiuto dalla nobiltà locale. C'è moltissima rivalità tra coloro che stanno su un piano di parità che litigano e complottano per privilegi minori e vantaggi da quattro soldi.
I contadini mendicano con servilismo esenzioni e diritti per avere più terra, i gentiluomini si sforzeranno per accaparrarsi un legame di sangue col livello più basso della nobiltà.
Il sistema funziona perché entrambe le parti hanno bisogno delle altre per mantenere la loro posizione odierna e per competere coi propri simili. I signorotti si affidano alla buona volontà dei propri locatari per mantenere la fornitura di beni e denaro che garantisce il favore della nobiltà. Più semplicemente: i giuramenti e i servizi di patronage cementano la società bretoniana.
 È difficilissimo per chiunque avanzare di ceto, o almeno è difficile farlo con semplicità. Dal Re con mandato divino fino al più basso servitore, ognuno è assegnato al proprio compito e vi si deve attenere. Molto semplicemente il tentativo di cambiare questo ordine è una sfida diretta a un sistema sociale accettato e al senso di decoro civile. Chiunque abbia pretese di grandezza è fortemente disapprovato, umili contadini o mercanti con tali ambizioni sgradevoli si possono aspettare di venir messi a morte o se sono fortunati mandati come schiavi alle galere. La mobilità sociale è quindi rara e difficoltosa. Quasi tutti considerano la tradizione e la coerenza aspetti essenziali della vita. Chiunque sconvolge il sistema suscita profonda sfiducia e sospetto. Altresì eguagliare i migliori è il passatempo preferito su tutti i livelli della società: i contadini discutono su quale cavoli sono più grandi e chiedono alla piccola nobiltà locale di arbitrare le dispute, mentre i Conti cercano di costruire i castelli più elaborati.
Accademici, professionisti e maghi nelle città e nelle università bretoniane contano sulla lealtà dei propri clienti come una sorta di patronage e servirsi altrove è visto in modo più simile a un insulto anziché no. Lavori importanti e grandi pubblicazioni hanno anche bisogno di investimenti su larga scala a favore dei patroni ricchi, tipicamente gilde e nobili che desiderano inserire il loro nome sull'ultima e più illustre conquista culturale. Violente contese hanno luogo perché studiosi e artisti in competizione cercano di dimostrare l'importanza del proprio progetto o si oppongano ad altri.

Il patronage si estende anche alle classi urbane di Bretonnia, che lavorano nel loro piccolo (spesso molto arrogante) mondo isolato dalla maggioranza rurale. I boss della malavita hanno reti clientelari di scagnozzi, mentre importanti famiglie di mercanti borghesi tengono i commercianti minori nelle proprie mani e possono a loro volta tentare di entrare nelle file della gentry o dell'aristocrazia. Malgrado la loro ricchezza derivante dal commercio, questi mercanti continuano a vedere la nobiltà e il possesso della terra come il vero lasciapassare per il potere e il prestigio a Bretonnia, e hanno ragione. La ricchezza derivata dal commercio è insicura e viene disprezzata dalla nobiltà onnipotente. Chi ha reso realtà il sogno dell'acquisto di terra è conosciuto come "noblesse de robe", e attira il disprezzo dei membri consolidati della classe superiore dei proprietari. Il vero atteggiamento dell'aristocrazia nei confronti delle elite urbane è ambiguo, comunque, coi molti nobili che stipulano trattati coi mercanti e con le gilde per la regolazione del commercio e la fornitura di materia prime, il profitto è da entrambe le parti. Il coinvolgimento in qualsiasi tipo di commercio è visto come "gauche" dalla nobiltà, tali coinvolgimenti sono organizzati in modo molto discreto e raramente discussi. I mercanti comunque si riempiono di moltissimo orgoglio nell'avere relazioni con persone di alto lignaggio.  L'incapacità dei membri più umili della società urbana di guadagnare qualsiasi tipo di patronage spesso porta a disordini in città. Semplicemente non hanno niente da offrire al resto della società a parte una bocca in più da sfamare, o se va meglio, un pugno e un grido in più nella folla. Di conseguenza per un grande attore cittadino è molto facile riunire enormi folle di clienti a breve termine attraverso offerte di cibo o lavoro.
Va ricordato che il patronage esiste non come via per affermare la gerarchia esistente coi legami delle differenti classi attraverso giuramenti di servizio e lealtà totale, non è un mezzo di scalata sociale. La gente può uscire dal proprio posto all'interno del sistema solo con grande difficoltà e la maggior parte delle persone ne sta fuori per restare dov'è, in relativa pace e comodità. Questo fondamentale rispetto per la sicurezza è una tradizione consolidata e una strutturata ben definita che domina la società bretoniana.

Cambiare bandiera: È possibile che la fedeltà di qualcuno cambi da un patrono a un altro, e i patroni sono ugualmente capaci di ritirare i propri favori ai clienti. Comunque, a meno che non si tratti di circostanze davvero insolite, cambiamenti di sorta sono comuni solo ad altissimi livelli, dove le famiglie più potenti della terra lottano (spesso con violenza) per il dominio di importanti eredi, città e palazzi, o per le attenzioni del sovrano. Più in basso nella gerarchia sociale cambiare bandiera senza una buonissima ragione è visto negativamente, come fosse un tradimento, una rescissione di un giuramento o il non adempire ai doveri che ci si aspetta da ognuno.
Per i contadini, non stupisce, faticano più degli altri a cambiare patrono. La gentry e i nobili locali possono solitamente condurre forze giudiziarie soverchianti per tenere sotto ogni contadino che crede di avere sufficiente risentimento da desiderare di diventare cliente di qualcun'altro. La paura e un innato conservatorismo rendono rari questi casi. In ogni caso a volte il potenziale nuovo patrono offre il suo aiuto legale al processo per un aspirante nuovo cliente, con grandi dispute che si svolgono nei tribunali locale per il controllo di un territorio fertile o comunque desiderabile. Complicazioni, ambiguità e antichi bizzarri precedenti rendono tutti i casi di questo tipo estremamente interessanti, così vengono seguiti da vicino da chiunque sia del posto.
Di frequente si lascia il patronage di certe fattorie o terre ad altri, col risultato della frammentazione dei beni e il cambiamento nella rete clientelare. Infatti è in questa materia che si vedono le più importanti differenze tra i popolani liberi e i servi o villani. I popolano liberi sono coloro che lavorano la propria terra ma la tengono in feudo da un proprietario o un nobile, e sono, almeno in teoria, liberi di scegliersi un altro patrono se hanno da lamentarsi di qualche cosa. Questi individui hanno uno stato leggermente superiore all'interno dei tribunali. I servi, invece, coltivano la terra posseduta direttamente da un nobile o un signorotto e praticamente non hanno alcun diritto o libertà di cambiare la loro fedeltà o anche di lasciare le terre del proprio signore. Possono essere venduti, comprati o dati via impunemente dal loro padrone , sono considerati soltanto poco più che veri e propri schiavi.

L'estensione del patronage: Il paesaggio bretoniano è dominato dalle reti patronali, chiunque, in ultima analisi, è fedele alla persona direttamente sopra di lui. Generalmente si tratta di un modello geografico, con una grande famiglia che tiene grandi appezzamenti sia privati sia terre dei nobili vicini sotto patronage regio, che nonostante i recenti secoli di dissoluto favori e concessioni resta sempre il patrono più ricco e potente del paese. Il re non ha soltanto enormi possedimenti nel dominio reale (i più in Breton), ma riceve anche i pagamenti delle tasse da tutta la nazione (può esonerare dai alcuni o da tutti i tributi, è un privilegio comune garantito alle città e ai nobili più importanti).

Donne e patronage: Il ruolo delle donne all'interno del sistema è incerto. Nel suo insieme la società bretoniana è molto maschilista e lo stato legale delle donne è assai inferiore a quello degli uomini.
Ai sensi delle leggi bretoniani più antiche e fondanti è proibito che si erediti terra attraverso linea femminile, le donne non possono votare nelle elezioni cittadine e anche in molti altri aspetti le donne si trovano davanti a una strada in salita. Comunque, se non c'è altra alternativa la legge a malincuore rispetta il passaggio della terra per linea femminile, anche se si prevede che ella si risposi e la terra passi a suo marito e in seguito ai suoi figli. Nonostante questo ci sono stati molti casi nel passato di donne forti e ostinate che hanno affrontato e battuto qualsiasi cosa che la società maschilista gli abbia gettato contro. Gli uomini di Bretonnia hanno un sano rispetto per l'ira nascosta e per le abilità persuasive del gentil sesso, non è raro per uomini molli rinunciare ai loro diritti legali sotto lo sguardo austero della propria moglie o madre.




Un esempio di patronage

In seguito è descritto una tipica catena di patronage, essa mostra come i più banali contadini siano eventualmente legati al re nello schema complessivo della società.
In fondo al mucchio c'è Jacques Morin, un piccolo contadino libero che vive nelle Flandres, nel piccolo villaggio di Bois l'Ortui, la sua terra è appena sufficiente per mantenere sé stesso, sua moglie e i suoi sette bambini in modo confortevole. Al momento sta chiedendo al suo patrono diritti per diventare guardiano della sua parrocchia, un posto che gli garantirebbe alcuni piccolissimi ma competitivi e ricercati privilegi sopra i suoi vicini, come ad esempio il potere di rimuovere le recinzioni fastidiose, come quella che sconfina nel suo campo a nord.
Sopra di un gradino sta Lucien d'Ivressy, il proprietario terriero locale e membro della gentry. Diversamente dalla nobiltà, la gentry ha bisogno di essere parte attiva nella gestione delle terre per fini economici, la loro esistenza è ben l'ungi da essere sicura e confortevole come quella della nobiltà. Tuttavia essi custodiscono gelosamente il benessere e il potere che gli sono concessi dal proprio status elevato. Lucien controlla cinque villaggi nelle Flandres, incluso quello dove abita Jacques Morin, Bois l'Ortui. Anche se ormai è sulla sessantina ed è troppo suscettibile al freddo per avventurarsi fuori dalla sua abitazione fortificata eccetto che in estate, Lucien si assicura che le sue terre vengano gestite in modo rigoroso e in generale con efficienza. I suoi balivi sono noti per essere intransigenti e pronti coi pugni.  Proprio come egli riceve richiesta da Morin per piccoli vantaggi, Lucien è in egual modo desideroso di premere per gli interessi della famiglia d'Ivressy su coloro che stanno sopra di lui. La genealogia è il suo passatempo preferito (dichiara di essere capace di tracciare un legame, tenue, con la famiglia reale, sarà orgoglioso e spiegherà volentieri il legame a chiunque abbia qualche ora libera). Oggi la sua preoccupazione principale è il matrimonio di suo figlio Armand. Spera di avere la mano della figlia del suo patrono per promuovere la linea di sangue e, si spera, il potere della famiglia d'Ivressy.
Il Barone Antoine Romier de l'Estat è il patrono nobile che ha la fortuna di essere soggetto alle attenzioni di Lucien. Romier è soltanto un nobile minore che possiede circa una mezza dozzina di clienti dello status gentry e una assai vasta (anche se, va detto, non ben gestita) tenuta personale. In generale Romier è troppo occupato con fatti d'onore e di corte per preoccuparsi in prima persona delle piccolezze come la gestione della terra. Tale oneroso compito è lasciato ai suoi amministratori. Una volta a settimana Romier si siede per un pomeriggio di udienze coi propri clienti e fittavoli ascoltando suppliche e rimostranze. Normalmente si annoia da matti dopo circa un'ora e mezzo ed è costretto a rinviare il procedimento a causa del mal di testa. Egli ha un gran numero di figli, cinque dalla sua sposa odierna Marie (è la terza) e almeno undici da varie femmes de la nuit nelle città e nei villaggi di tutta la Bretonnia, uno o due dei quali sostiene con vitalizi che elargisce ogni tot mesi. Il quasi costante lecchinaggio di Lucien d'Ivressy lo diverte e lo irrita, egli è certamente il più obbediente ed efficiente dei suoi clienti, gareggia apertamente per presentarsi coi tributi più scelti nella speranza dei più grandi omaggi e dei più lucrosi favori. Quello che Romier non ha detto a d'Ivressy è che ha già trovato una sfilza di mariti per le sue tre figlie. Pianifica però di tenere Lucien e Armand sulle spine il più a lungo possibile per garantirsi un miglior servizio.
Il patrono di Romier è il potentissimo cardinale Henri Armagnac Dumouriex, consigliere principale del re e leader di una fazione di corte molto solida. Tuttavia, Romier in questo caso è uno tra una grande folla di nobili che sono in debito verso il cardinale, infatti è inusuale che non ci sia un altro livello di patronage tra un barone del livello di Romier e una figura come quella di Dumouriex. Ovviamente i rapporti diretti tra i due uomini sono rari, è improbabile che il cardinale si ricordi di Romier più che il nome, o forse il grado di contributo che è capace di fornire alla sua causa.
Sebbene Romier colga ogni opportunità che ha per visitare la famiglia del cardinale (che è posta nella Maison Verte a Couronne) e anche, una o due volte, la corte reale a Palazzo Oisillon, non è semplice spiccare in mezzo alla folla. In entrambi questi luoghi viene oscurato dai molti duchi, conti e nobili di rango maggiore che anche loro desiderano assicurarsi i favori del grande magnate. Ciò però non ferma i suoi tentativi, Romier nutre  ambizioni di garantirsi un'influenza diretta sul cardinale, di avere rapporti con la sua famiglia ed, eventualmente, concessioni di terra e posizioni dalla corona. Comunque che le abilità politiche del barone siano o meno all'altezza della situazione è completamente un'altra questione. soltanto una parola o un gesto inopportuni sono sufficienti per mettere fine a qualsiasi possibilità di avanzamento e possono sfociare in qualcosa di assai peggiore e di sicuro non da gentiluomini.
Il cardinale Dumourieux in teoria è cliente del re, dopotutto non c'è qualcuno di più potente di lui a cui rivolgersi. Le relazioni a questo livello non sono tanto differenti da quelle di livello più basso, i cambiamenti maggiori stanno nell'ampiezza delle azioni e delle decisioni prese. Ora non sono in gioco solo qualche tenuta e villaggio, ma intere province e migliaia di vite. Inoltre, il re stesso ritiene opportuno impegnarsi nelle questioni più vitali rendendo il suo patronage il più ricercato, ma pochi avrebbero il coraggio di premere apertamente per la propria causa davanti a Charles III, che è noto essere mutevole nei suoi stati d'animo.  Dumourieux è impegnato in un duro e spietato intrigo col re e con altre famigli nobiliari preminenti, è impegnato da decenni in trame ombrose e non ha remore nell'uso di mezzi subdoli per vincere e sorpassare i suoi più grandi rivali, in particolare la famiglia De Semblancy. Al fine di evitare che l'opposizione guadagni qualche vantaggio su di lui, il cardinale è obbligato a trascorrere gran parte del suo tempo a Guisoreux e a Palazzo Oisillon lasciando la gestione delle sue terre e i clienti al suo capace fratello maggiore Henri-Philippe. Il cardinale mantiene una grossa fazione a Palazzo Oisillon composta dai principali suoi clienti e da quelli di suo fratello. La composizione esatta di questa fazione a palazzo è in parte mutevole, con pochi compagni costanti di indubbia abilità e influenza che stanno accanto a compagni minori che prendono occasione per visitare la corte reale e alla fine raccolgono qualche avanzamento come ricompensa per il loro supporto. In cambio di questa partecipazione e aiuto politico il cardinale è capace di garantire benefici di natura finanziaria, organizzare matrimoni vantaggiosi e a volte presentare i propri candidati per importanti posizioni di governo.  La relazione del cardinale stesso col re viaggia su un livello più istintivo. La lealtà e il servizio al re sono impliciti, e dal momento che Dumourieux ha già una posizione di potere la sua principale preoccupazione è mantenerlo. Lui e i più grandi nobili vedono il re e le sue volontà come cose malleabili e aperte all'interpretazione, in parte perché Charles stesso di rado tratta direttamente con le persone sulle questioni di governo, quindi questi tendono a fare da soli per poi applicare queste azioni in una qualche interpretazione al doveroso servizio nei confronti della Corona, o persuadono il re a fare ciò che vogliono piuttosto che ciò che sarebbe meglio fare. In altri casi preferiscono dedicarsi ad attività più salubri, ma il senso fondamentale della lealtà alla Corona  che si trova anche ai livelli più alti della società impedisce la ribellione aperta, o almeno fino ad ora lo ha fatto. Nessuno ha mai goduto di tale rilievo e potere come il cardinale Dumourieux, o almeno nessuno con un passato oscuro quanto il suo. Nella sua ascesa al potere il cardinale ha fatto sorgere numerose lamentele che possono anche ritorcersi contro di lui.

Così, tutti, da re Charles II de la Tête d'Or fino a Jacques Morin sono uniti nella grande rete clientelare che compone le fondamenta della società bretoniana.

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